Alluminio

Luisa Pellegrino

Vicino alle vetrine del Pam Local c’era un barbone che dormiva. C’è da qualche settimana, lo vedo di martedì e di giovedì, quando entro a scuola alle otto. Ha delle scarpe da ginnastica con la suola gialla. Solo che questa mattina era ricoperto con una gigante busta di alluminio. Busta perché non era una coperta, si poteva chiudere. Una busta o la sacca in cui avvolgono i cadaveri quando si fanno le autopsie. Però era di alluminio, brillava. Gli sono passata vicino e non faceva nessun rumore, forse dormiva. Avrei voluto dire qualcosa, dargli una moneta, offrirgli un tè caldo, un panino. Ma non ho fatto niente. E lui, o forse lei, non si muoveva. Sono entrata al solito bar. Mi sono presa un caffè lungo e un croissant alla marmellata. Ho ripassato a mente la lezione che avevo preparato, John Milton, Paradise Lost.

What in me is dark
Illumin, what is low raise and support;
That to the highth of this great Argument
I may assert Eternal Providence,
And justifie the wayes of God to men 

Justify the ways of God. Entro in classe e volano le parole, le mie, in una lingua altra che apre nuove porte e i ragazzi mi parlano dei posti dove sono stati, della città che non vogliono lasciare, non vogliono più andarsene i ragazzi, restano. Intanto Milton ritorna, il male nel mondo, Heaven in Hell, Hell in Heaven. Loro parlano ancora, sorridono, stanno a una distanza siderale, ma a volte si avvicinano, allungano la mano. E io provo ad afferrarla e per un attimo siamo vicini e penso a me, alla loro età, alle fughe, le montagne, i passi, le ombre che scendono in fretta e siamo di nuovo lontani. E penso alla città che ho scelto e che oggi non mi lascia respirare, blindata sotto un sole accecante da dicembre a marzo. Non una goccia di  pioggia. Senz’acqua. Soffia un vento forte da settimane, è sparita anche la nebbia. Poi mi torna in mente, resta. Lui, lei, per terra, per strada, questa mattina, il freddo e il sole, la busta d’alluminio. Lo vedo che si alza e cammina per strada, la tuta lucente. Ce ne sono altri uguali, uno per ogni pam local. Spariscono dopo le otto del mattino, ritirano tutto, le loro scarpe da ginnastica con le suole gialle, le buste d’argento. Non tutti li vedono, non fanno nessun rumore. Tornano solo a notte fonda, quando il buio è profondo. Se li guardi dall’alto sono piccole luci nella città, a volte esplodono come meteore.

Luisa Pellegrino è nata a Cuneo, ma vive a Torino da tanti anni. Insegna inglese all’istituto Albe Steiner. A volte scrive racconti, traduce di tanto in tanto e legge molto. È sempre pronta a partire e per la maggior parte del tempo preferirebbe essere altrove. Ama coltivare rose da balcone e infornare torte.